Frase del mese

FRASE DEL MESE

"Sono fiero dei miei collaboratori, che hanno creato un bando complesso, rigoroso, fatto in modo scientifico" (Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria), infatti taglia del 40% i servizi e non da garanzie chiare su contratti e assunzioni...

venerdì 30 dicembre 2011

giovedì 22 dicembre 2011

BUON NATALE


dalla Redazione di REGGIAMOCI FORTE!
(...sperando che il cervo continui a scappare e a sopravvivere...)

mercoledì 21 dicembre 2011

TICKET RESTAURANT: DEVONO ESSERE ACCETTATI ANCHE SE LO STRAPPO NON E' "PERFETTO"

L'altro giorno, mentre stavo pagando il conto presso una tavola calda, ho staccato male un buono dal suo blocchetto d'origine, danneggiando così il codice a barre laterale e scatendando di conseguenza i dubbi del gestore sull'accettarlo o meno. Per sicurezza, ho poi voluto scrivere alla Edenred (l'azienda che gestisce il servizio Ticket Restaurant/City Time/ecc.) per avere ragguagli in proposito.
Quella che segue è la confortante e utile risposta pervenutami dal Centro Relazione Clienti.
Buoni pasti(o) a tutte/i! :)
B for BenDetto

Gentile Cliente,

la presente per informarla che il parziale, o totale, danneggiamento del codice a barre riportato sul buono non influisce in alcun modo sulla spendibilità dello stesso.

Gli esercenti, difatti, non possiedono gli strumenti necessari per la registrazione del ticket tramite la lettura ottica, motivo per il quale il dato non risulta di alcuna utilità.

Inoltre, i riferimenti indispensabili al ristoratore per la fatturazione sono riportati interamente sul buono.

In particolare, il numero di serie e il progressivo del ticket si trovano in basso, all’interno della serie numerica nella banda bianca, mentre la scadenza dello stesso ed il valore sono indicati in alto a destra.

Per ogni ulteriore chiarimento a riguardo, e per confermare quanto sopra, il nostro Servizio Assistenza Ristoratori è a disposizione degli esercenti al Numero Verde 800.834.039 dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.30.

Cordiali saluti,
Centro Relazione Clienti
Area Assistenza
Tel : 800.411.817
Fax : 02.21.34.588
E.mail: assistenza-IT@edenred.com
Via G.B. Pirelli, 18 - 20124 - Milano - Italia
www.edenred.com

venerdì 16 dicembre 2011

I lavoratori della Reggia e i loro sogni su La7

Mercoledì mattina, cioè il 14 dicembre appena trascorso, nella trasmissione L'ARIA CHE TIRA sulla rete televisiva LA7 è andato in onda un servizio sulla compresenza di contratti diversi per lavoratori che lavorano con stesse mansioni nello stesso posto di lavoro... cosa che come ben sapete capita anche alla Reggia di Venaria (con la presenza del contratto Multiservizi per chi assunto dal 2007 con le cooperative entranti all'epoca e del contratto UNCI portato in Reggia dalla cooperativa che ha vinto il ricorso per la gestione nel 2008, la REAR).

Infatti il servizio andato in onda intervista due nostri colleghi! Per guardarlo cliccate sull'immagine qui sotto!

Clicca sull'immagine per vedere il video
Zak McKracken

martedì 13 dicembre 2011

venerdì 9 dicembre 2011

Un altro modo per seguire Reggiamoci Forte!

Con questo post vogliamo ricordare a tutti e a tutte che esiste anche una pagina facebook del nostro blog!
Se cliccate "Mi piace" a questo indirizzo: https://www.facebook.com/pages/Reggiamoci-Forte/241467719236094?sk=wall ogni volta che verrà pubblicato un articolo o una novità ne riceverete notizia. Inoltre vi sono altre risorse condivise.



Anche su facebook si possono commentare ed esprimere pareri concordi o discordi sui post pubblicati, o usare la bacheca della Pagina per lanciare idee e spunti. 
Beh, cosa dire in più...? Buona visione, buona navigazione!

Zak

martedì 6 dicembre 2011

Telerisate # 1

Alla Reggia... e in particolare al callcenter della Reggia... se ne sentono di tutti i colori.

Un'insegnante di Milano

- Pronto, buon giorno. Telefonavo per prenotare la villa di Venària
- La Reggia di Venarìa
- Sì, la villa. Ci interesserebbe anche la mostra sui Cavalieri.
- E' una Reggia, non è una villa, e per visitare la mostra bisogna prenotare un ingresso a parte.
- Dunque, mi spieghi bene. La mostra non è nella Reggia.
- Sì, è nello stesso complesso, ma nelle Sale delle Arti, ai piani superiori, che non rientrano nel consueto percorso di visita del palazzo.
- Ah, quindi la mostra è nella mansarda...
- No...
Rivolta alla collega che sta sentendo la conversazione al telefono:
- Il signore ha detto che per la mostra sui Cavalieri bisogna fare un biglietto a parte perché è ospitata nella soffitta della villa...

Ale DG

lunedì 5 dicembre 2011

Il Lago d'Aral


Dopo ore di macchina arrivi a Moynaq, la città costiera, famosa perchè antico approdo della "via della seta" e per l'inscatolamento del pesce che i pescatori prendevano al Lago salato, con cui si sfamavano. Siamo nelle leggendarie terre vicino a Samarcanda. Appena entrati in città ad accoglierti è una grossa insegna col nome della città scritto in caratteri cirillici, una strana reminiscenza d'Europa in questa lontana terra d'Asia. Sotto la scritta la grande immagine di un pesce che salta fuori dal lago. Di navi a Moynaq ce ne sono ancora parecchie, tutte vecchie, abbandonate, incrostate sal sale e dal tempo, senza vita e senza porto in cui approdare. Già, senza porto, e non è un'espressione poetica di vecchi studi classici: a Moynaq manca letteralmente il porto. Le navi stanno lì, ferme, appoggiate placidamente sul terreno salino che un tempo accoglieva mare, pesci e pescatori. Se prendete una qualsiasi cartina o un qualunque mappamondo e cercate in Asia il Lago d'Aral, vedrete sì un immenso lago salato chiuso, ma in realtà quel mare non esiste più. Oggi il Lago d'Aral si è ridotto del 90% della sua originaria estensione e la sua più importante città portuale oggi dista centinaia di kilometri dall'attuale costa. L'intero bacino salato è un sinistro paesaggio apocalittico dove giacciono antichi relitti ritornati alla luce del sole con quelli nuovi che non hanno mai visto le profondità del mare, ma che semplicemente furono abbandonati lì, ad aspettare che il mare si prosciugasse, per toccare il fondo.


Dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Uomo segnò il destino del Lago d'Aral: il sovietico Grigory Voropaev divenne il capo di un progetto di riqualificazione agricola della zona, cercò di potenziare la produzione di cotone fino a rendere la vecchia repubblica sovietica (oggi Stato indipendente) dell'Uzbekistan il secondo produttore di cotone dopo gli Stati Uniti. Solo che per fare ciò si doveva "serenamente far scomparire il Lago d'Aral", perchè per potenziare tale coltura c'era bisogno di deviare gli unici due affluenti di questo mare lontano da ogni oceano. Così, a detta sua si corresse "un errore della natura", usando le acque dei fiumi per l'agricoltura e i grandi acquitrini ricavati dal ritirarsi delle acque per la coltivazione del riso. Peccato che il Lago d'Aral, a differenza del suo nome, sia un mare. Così non acquitrini, ma distese di sale vennero scoperte ai rigidi venti dell'Asia centrale, venti che sono riusciti a portare sostanze saline fino su nelle cime dell'Everest. E non solo quello.
L'Uomo nel correggere gli errori della Natura, volle sforzare in ogni modo la coltivazione di quelle terre, con pescticidi e prodotti chimici, fino ad avvelenare non solo quelle terre ma anche quelle vicine. Ci fu un ridursi del Lago e un aumento delle malattie respiratorie e renali.
L'Uomo si è creduto talmente tanto all'altezza di Dio da vedere quella grande area anche un buon luogo dove sperimentare gli ordigni di difesa/offesa militare. In questo caso, trattandosi dell'URSS, di ordigni atomici. Sulla ormai scomparsa isola di Vozroždenie vi era una delle più segrete basi militari sovietiche. L'Uomo in tal modo riuscì a cambiare ancora più profondamente la Natura grazie alle radiazioni degli esperimenti atomici. Peccato che l'Uomo stesso faccia parte di questa Natura di cui ne subisce gli stupri e i tumori. Riusciremo a riempire di nuovo contenuto e di nuova forma i concetti ottocenteschi ormai trapassati di "progresso" e di "modernità"?

Alberto B.

martedì 29 novembre 2011

Quello che non

Guccini chiudeva una sua celebre canzone degli anni '90 con un triplice "non siamo". E' stato profetico, si potrebbe addurre, a giudicare dai tempi che corrono in cui, più che chiederci di essere ci chiedono di non essere, ci dicono che è meglio così. E in tutti modi chi muove i fili cerca di "non farci sentire" o di "farci sentire niente". Oggi va di moda l'esatto contrario di un tempo, quando si cresceva con l'idea di diventare. Da piccoli tutti abbiamo almeno una volta detto "da grande diventerò" o "da grande voglio diventare". Poi siamo passati, con le ultime generazioni, a un "da grande mi piacerebbe essere come", che non evidenzia più una professione, ma uno status sociale e economico. I ragazzi oggi non pensano a quale percorso intraprendere in linea con una professione che vorrebbero fare, ma a chi assomigliare. E poi abbiamo i giornali pieni di gente che non è né carne né pesce, davanti a cui si spalancano immancabilmente le porte del successo. Pensiamo a Fabio Volo, sforna libri che vendono anche all'estero, che scalano le classifiche, con botte di tirature di minimo 700.000 copie. Uno così deve avere le tasche piene di soldi, anche solo se percepisse dei diritti d'autore dell'8% sul prezzo di copertina. In più è coccolato dal cinema, dalla radio e dalla televisione. Poi gli chiedono come si sente con questo successo tra le mani e lui con molta umiltà commenta che lui non è uno scrittore, anzi è un non scrittore, un non attore, un non presentatore. Insomma, è semplicemente se stesso, un personaggio che sa come cavalcare l'onda, ma è l'esatto contrario di tutto ciò che dicono lui essere. Mi verrebbe da dire che è un nulla, che non è niente, ma uno con il suo successo non passa inosservato, quindi deve esistere per forza. Sfido io che le nuove generazioni puntino ad essere questo, trovino anche vantaggioso non etichettarsi, restare fuori dai titoli e dalle competenze e fare il gioco di un sistema che ama confonderci e burattinarci. Niente di personale, è una vita che sogno di essere Fabio Volo, o forse no, ma lui non ne ha colpa.
 
Ale DG

giovedì 24 novembre 2011

Ultime dalla Sala Mensa!


Non vi è mai capitato che un visitatore vi chiedesse qualche informazione e voi, cascando dal pero, non sapevate cosa rispondere? Non vi è mai capitata una simpatica vecchietta che entrando in Reggia vi chiedesse della fiera del ciclamino presente in Corte d'Onore, sapendovi indicare espositori, orari e numero di piante presenti e voi neanche sapevate cosa fosse un ciclamino? Non vi è mai capitato di leggere La Stampa e scoprire che in quello stesso giorno avreste trovato la Reggia con l'orario ridotto e o con l'ingresso gratuito?
Ebbene, ora questo genere di figure finalmente possono essere evitate!
Sappiamo benissimo quanto la mancanza di informazione in Reggia sia uno dei più grossi difetti nella gestione del nostro lavoro, in particolare dei guardiasala e del call center che sono il primo filtro con cui i visitatori entrano in contatto con la Reggia. In sala mensa (quella vicino agli uffici e al call center) hanno appeso una bacheca con tutti gli eventi e le informazioni più importanti sulla fruizione e manutenzione da sapere da oggi fino a gennaio, proprio vicino a quella sindacale. Finalmente un ottimo strumento per non cascare dal pero. È ovvio però che questo non può supplire al principale e più efficace strumento di condivisione delle informazioni: la parola! in particolare per quelle situazioni in cui è vitale non aver dubbi e in cui tutti sappiano la stessa cosa (tipo cambiamenti di orari, eventi gratuiti, ecc...).

Zak McKracken

giovedì 17 novembre 2011

Commentare i post del blog... SI PUÒ FARE!!



Uno dei problemi del nostro blog, condiviso con molti di voi che ci seguono, è sempre stato la possibilità di commentare i post che pubblichiamo: dire se si è d'accordo, condividere la propria opinione, esprimere criticità o apprezzamento. Finora si poteva commentare solo se si era iscritti alla piattaforma di google.
Ebbene, da oggi non più! Basta cliccare a fine post la parola "commenti" e si potrà scrivere la propria opinione. Vi chiediamo solo una cortesia degna di un confronto civile e costruttivo: firmate i vostri commenti. Come vedete in figura si può cliccare sulla finestrella "Commenta come" e scegliere di mettere il proprio nome (o addirittura il proprio sito internet/URL).

Cliccare per ingrandire l'immagine

Grazie e buona lettura!

Zak

lunedì 14 novembre 2011

Vic! ...L'arrivo di Leonardo

Manca poco all'apertura (17 novembre 2011) dell'attesissima mostra Leonardo. Il genio, il mito (già 20000 prenotazioni) e così inauguriamo sul nostro blog le avventure di Vic! re sbruffone e sfortunato, impegnato a soddisfare i propri desideri tra corte, cacce e valletti! Speriamo che questa periodica vignetta possa divertire ed essere un ulteriore strumento creativo per trasmettere un po' ciò che si vive nella Venaria Reale!

Cliccare sull'immagine per ingrandirla

venerdì 11 novembre 2011

La mostra di Leonardo alla National Gallery



La mostra di Leonardo finalmente ha aperto i battenti. Sì, avete letto bene, ma non parliamo della mostra che avrà luogo nelle Scuderie Juvarriane dal 17 novembre prossimo alla Reggia di Venaria.
Due giorni fa, il 9 novembre 2011 la National Gallery di Londra ha aperto una prestigiosissima mostra sul genio italiano; fino al 5 febbraio 2011 si potranno vedere insieme i capolavori della pittura leonardesca creati dal 1482 al 1499 presso la corte degli Sforza di Milano. Viene usata la parola "prestigiosissima" perché si è riusciti a raccogliere opere che generalmente sono sparse per il mondo, opere celeberrime e bellissime create da Leonardo Da Vinci. L'unica opera mancante è, per ovvie ragioni, l'Ultima Cena, affresco presente a Milano nel Refettorio di santa Maria delle Grazie e popolarmente ritornata alla ribalta negli ultimi anni (anche oltreoceano) grazie al romanzo di Dan Brown, "Il Codice Da Vinci".
Il costo del biglietto è di 16 sterline (circa 18-19 euro), un prezzo di tutto rispetto per la grandiosità della mostra, e una volta entrati si possono ammirare diversi appunti anatomici e zoologici del genio italiano, schizzi di opere future, diversi famosi ritratti della corte sforzesca, la celeberrima Dama con l'Ermellino, le due versioni della Vergine delle rocce, il Cristo Salvator Mundi (per la prima volta esposto al pubblico dopo un lungo restauro) e altri ancora. Insieme alle opere del Maestro opere di altri pittori italiani della corte milanese, alcuni di loro allievi del Da Vinci, poste per un gioco di confronti che rimanda sempre al Da Vinci.
La mostra ha avuto una buona pubblicità e il sito della National Gallery dedica molte risorse multimediali all'evento, garantendo una facile visione e comprensione al pubblico cibernauta. Per credere si visiti: http://www.nationalgallery.org.uk/whats-on/exhibitions/leonardo-da-vinci-painter-at-the-court-of-milan 
Alla Venaria Reale, con la passata mostra su I Cavalieri, si cercò di inaugurare qui da noi la consuetudine di incontri e convegni scientifici, artistici e storici collegati alla mostra in cartellone; se da noi questa pratica zoppica a prender piede, in Inghilterra non si fatica a trovare fondi, spazi e interesse: la mostra della National Gallery promuove una serie di convegni e di incontri sugli studi leonardeschi, con letture, convegni e workshop. Di sicuro questa mostra londinese fa da illustre e ottimo completamento a quella che a breve aprirà presso la Reggia di Venaria, anch'essa di grande prestigio e ricca di reperti importanti non spesso esposti al pubblico (come il famoso Autoritratto con china rossa).

Il mercato della cultura si sta globalizzando anch'esso: già da tempo questo accade. La Venaria Reale ha avuto fin dalla sua apertura una vocazione internazionale nell'ambito delle mostre temporanee. Quello che la Reggia deve domandarsi è se è pronta ad affrontare la sfida lanciata da musei di altissimo prestigio sia italiani che europei. I numeri di questi anni sembrano dimostrare di sì, ma ricordiamo anche il 2011 è stato un anno un po' particolare per via delle tanto pubblicizzate celebrazioni dei 150 anni dell'Unità nazionale italiana. I numeri non bastano: per confermarli servono sensibilità, strategie e anche piccole cose, come la cura del visitatore, soprattutto straniero. Questo avviene al meglio? La Reggia è pronta ad accogliere un generico visitatore europeo? Vengono garantite cortesia ed efficienza? Esistono i servizi per garantire una buona fruizione nel tempo e nello spazio? Il nostro sito internet è aggiornato e garantisce una buona lettura delle informazioni necessarie? Possono trovare servizi e personale che parlino in inglese o, meglio, nelle più importanti lingue europee?
Nel nostro blog abbiamo già messo in evidenza forse l'aspetto più banale della faccenda, ma di sicuro uno dei primi che un turista straniero può notare una volta entrato in Reggia: quello delle didascalie e delle indicazioni in lingua inglese, a volte clamorosamente sbagliate e "maccheroniche".
Certo, noi abbiamo solo pochi anni di storia alle spalle come "museo", ma in un mondo dove anche l'arte si sta globalizzando bisogna recuperare in fretta l'esperienza mancante.

Zak McKracken

Ecco qui di seguito alcune delle opere esposte in questi mesi a Londra: 

La Dama con l'ermellino (1488-1490)
Cristo Salvator Mundi (Collezione privata 1499)
La Vergine delle Rocce (National Gallery Londra 1494-1499)

La Vergine delle Rocce (Louvre Parigi 1483-1486)


giovedì 10 novembre 2011

L’Italia degli uomini sandwich


Nel Marzo del 2011 viene presentato al Rome Indipendent Film Festival il documentario: Disoccupato in affitto, realizzato dal regista Luca Merloni in collaborazione con Pietro Mereu nel ruolo di se stesso. Pietro Mereu nasce a Lanusei, in provincia di Ogliastra in Sardegna. Principalmente autore televisivo, si ritrova improvvisamente disoccupato con le rate dell'affitto da pagare ed un futuro incerto. La sua vena creativa lo spinge a reagire, mettendosi alla ricerca di un nuovo lavoro ispirandosi ad un personaggio storico del 1800: David Rowe. In quest’ultimo caso il protagonista è un ventiquattrenne londinese con in mano una laurea in storia, qualche debito da saldare e l’assoluto bisogno di trovare un lavoro. David Rowe non demorde e per far fronte a questa missione impossibile, si trasforma nell’ incredibile “uomo sandwich”. L'incipit del documentario – con illustrazioni in bianco e nero di Cesare Corda – racconta molto bene il percorso intrapreso dal giovane “eroe” londinese, con l'obbiettivo di trovare un posto di lavoro. In questo caso, fortunatamente, le sue aspettative vengono realizzate. Altri tempi si potrebbe dire, ma il protagonista del 2010 vuole tentare la stessa esperienza; costruisce un doppio cartello da indossare come una pettorina e al posto di scriverci sopra: « cerco un lavoro, fatemi un colloquio », prova col più immediato « disoccupato in affitto ». Ed ecco la creatività all'opera o meglio, fatta  “persona”,  che porta Mereu a reagire ad una condizione che mortifica qualsiasi essere umano di qualsiasi epoca: non avere la “possibilità” di lavorare per la propria sussistenza. Gli anni passano i secoli pure, la società dovrebbe essere più “evoluta”, eppure il lavoro continua a mancare e la situazione in Italia, soprattutto in questo particolare momento storico, non ha affatto buone prospettive. Pietro Mereu in questo documentario cerca a suo modo di aprirsi un varco per un nuovo impiego e, allo stesso tempo, cerca di cogliere e considerare quello che la gente delle piazze pensa e dice a proposito del problema della disoccupazione. Si stabilisce un metodo comunicativo molto diretto e allo stesso tempo riflessivo, ognuno con la propria esperienza e il proprio punto di vista su tutto ciò che ruota attorno alla tematica del lavoro. Argomento su cui non si parla mai abbastanza e non si conosce mai abbastanza. Lungo le tappe del viaggio, che include nove città italiane: Roma, Firenze, Lecce, Cagliari, Genova, Bologna, Verona, Napoli e Milano, si creano condizioni di solidarietà ed empatia in cui Pietro interagisce e si confronta. Questo simpatico eroe moderno: l’ uomo sandwich, nonostante la situazione lavorativa sia drammatica oramai non solo al sud, ma anche nel nord d'Italia, riesce a smuovere sorrisi che, anche se amari, conferiscono all'intero documentario un carattere piacevolmente ironico. La musica di Davide Combusto che accompagna le immagini, risulta funzionale allo scopo del documentario, come se fosse un po' complice e conducesse lo spettatore lungo il pellegrinaggio del protagonista. La durata dell'intero road movie dura 75 minuti, mentre il demo qui proposto, ne dura circa 13 e riguarda la prima città presa in considerazione: Roma, una capitale con i suoi problemi e le sue contraddizioni. In un dialogo con un lavoratore artigiano, Pietro domanda: «Possibile che la situazione sia così drammatica?», l'artigiano risponde: « No, non è che la situazione sia drammatica, è anche peggio ». Durante i numerosi incontri, ci si pone anche la questione sulle opportunità di lavoro all'estero, dal momento che in Italia sembrerebbero decisamente scarse, e la soglia dei disoccupati arriverebbe circa a quattro milioni. Inoltre è in aumento anche il numero dei cassaintegrati, ma la cosa più deprimente è il ruolo poco pulito che giocano alcune aziende e datori di lavoro nei confronti del personale, che molto spesso viene costretto a condizioni lavorative aberranti.
Oltre a Merloni e Mereu, autori di questo documentario, che fa parte del circuito di distribuzione indipendente, in Italia sono diversi i registi che con attenzione e sensibilità hanno dedicato le loro energie alle tematiche sul lavoro. Ognuno affrontando e concentrandosi su aspetti e problematiche diverse che ruotano attorno a questo tema, come quello molto importante della sicurezza, di cui si è occupato ad esempio Domenico Calopresti realizzando il suo documentario: La fabbrica dei tedeschi del 2008, che riguarda la disastrosa esplosione avvenuta alla Thyssenkrupp, famosa acciaieria di Torino. E di sicurezza si parla ancora nel documentario di Daniele Segre: Morire di lavoro sempre del 2008, ma questa volta il settore preso in considerazione è quello dell’edilizia. Un altro gravoso problema che si riscontra, purtroppo molto spesso, nel nostro paese è il mobbing, di cui la regista Francesca Comencini se ne fa portavoce, realizzando il primo film sull’argomento: Mi piace lavorare del 2003. Per quest’ultimo film la Comencini si è documentata recuperando numerosi racconti di fatti realmente accaduti, anche  in collaborazione con lo sportello anti-mobbing. Sempre della stessa autrice viene realizzato un documentario sulla vita e la condizione operaia in Italia dagli anni del boom economico ai giorni nostri, dal titolo In fabbrica.  Infine per ribadire la pessima situazione di precariato nel nostro paese e nel più specifico quello nel settore dei call-center, si ricordano il film del 2008 di Paolo Virzì: Tutta la vita davanti, e Fuga dal call center, realizzato da Federico Rizzo nel 2009.  Ma qualunque sia il motivo per cui si perde un lavoro, non lo si ha ancora trovato o lo si ha trovato ma purtroppo come spesso accade in condizioni di schiavismo, pare che il governo italiano, mai come in precedenza, con le sue grosse crisi d’identità, non abbia buoni propositi in tema di tutela del lavoro. Attualmente la legislazione italiana, non prevede la possibilità di licenziamento ai lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato per ragioni economiche, e l'articolo 18 tutela il lavoratore qualora venga licenziato senza giusta causa. In merito alla nuova disciplina sui licenziamenti, l’ultima proposta di legge dell’attuale Presidente del Consiglio ( probabilmente prossimo alle dimissioni ) prevede di eliminare tale situazione. E’ veramente questo ciò che può fermare o se non altro limitare la disoccupazione in questo paese? Paradossalmente è triste dover ammettere di essere “fortunati” quando si ha un lavoro, proprio perché in realtà non dovrebbe essere una fortuna, ma la normalità, la regola. Il lavoro è un diritto legittimo e quando questo viene a mancare, il primo passo da compiere sarebbe quello di costruire delle dinamiche atte a sostenere tale diritto e non ad ostacolarlo, a creare le condizioni per sostenere e rafforzare la dignità di un lavoratore, non a calpestarla. La sensazione che si ha e che pare sia più vicina alla realtà, è che l'Italia sarà ben presto popolata non da lavoratori, ma da volenterosi uomini sandwich, magari farciti anche un po’ di disgusto!

A voi i link del documentario:

                                                                                             Nümayis Briski



venerdì 21 ottobre 2011

Delegati sindacali licenziati alla Reggia di Venaria?


Oggi 21 ottobre 2011 vi è stata una riunione tra la dirigenza REAR e il sindacato USB per discutere sul licenziamento dei delegati sindacali Antonio Mammone e Sacha Contu. I due sarebbero accusati di "grave insubordinazione". Il presunto "reato" commesso dai due delegati risale agli inizi di ottobre, quando la REAR aveva già reciso ogni dialogo sindacale con l'USB e aveva rifiutato un permesso sindacale ai due per partecipare a una riunione nella sede del sindacato in corso Marconi a Torino. 
Ricordiamo che la REAR è in lotta aperta (anche giudiziaria) con il sindacato USB soprattutto per la questione della Mole Antonelliana, dove alcuni iscritti sono stati licenziati perché critici circa il decurtamento del 10% del loro già basso stipendio (4 euro netti all'ora). Per capire bene la faccenda potete leggere l'altro articolo in proposito presente nel nostro blog cliccando QUI. La questione, come da noi già scritto, è approdata anche in Regione Piemonte, dove Mauro Laus, presidente della REAR, è Consigliere Regionale del Partito Democratico.
Per tale rottura nei rapporti tra sindacato e azienda venne negato il permesso sindacale ai delegati USB per partecipare alla riunione in sede USB. Quel giorno Antonio e Sacha andarono comunque in corso Marconi, convinti di stare esercitando un loro diritto, ricevendo così una lettera con l'accusa sopracitata. Oggi la direzione REAR li ha incontrati insieme agli avvocati per definire un loro possibile licenziamento. Ecco l'SMS che Antonio Mammone ha mandato a tutti gli iscritti USB della Reggia di Venaria.
Buongiorno a tutti/e, oggi io e sacha siamo stati alla rear per discutere della nostra situazione. Abbiamo detto che sono i lavoratori che scelgono il sindacato e i delegati da cui farsi rappresentare, e quindi che noi continueremo a fare il nostro lavoro e che non abbiamo paura di loro. Per una riunione a cui io e sacha abbiamo partecipato vogliono licenziarci... Tra lunedì e mercoledì ci faranno sapere la loro decisione!!!! Non vi preoccupate, lo fanno per spaventare, ma non hanno capito con chi hanno a che fare. Stiamo uniti, hanno una paura fottuta di noi!!!! Antonio e Sacha, due dei vostri delegati.
Antonio Mammone ha dichiarato che "l'attacco subito da me e da Sacha è solo un atto politico da parte della cooperativa di Mauro Laus nei confronti di un sindacato, l'USB, che sta lottando per dare più dignità a dei colleghi sfruttati in Reggia e in altri musei, come la Mole Antonelliana"; sempre a detta di Antonio Mammone, il loro licenziamento servirebbe solo per intimidire i lavoratori nelle relazioni sindacali.
Il licenziamento di due delegati sindacali, con le premesse illustrate, potrebbe essere un atto eccessivo e molto grave per la libertà sindacale dei lavoratori della Reggia di Venaria, anzi il più grave mai accaduto nel cantiere dalla sua apertura nel 2007. Se veramente la prossima settimana Antonio e Sacha venissero licenziati, 80 lavoratori su 120 della Reggia di Venaria si vedrebbero privare dei loro rappresentanti sindacali. Questo a causa del loro impegno sindacale a favore dei lavoratori stessi. L'attacco a un sindacato non è mai un attacco a un sindacato solo, ma all'idea stessa di sindacato: se oggi possono farlo con i lavoratori iscritti all'USB (che tra l'altro è il sindacato maggioritario) perché non possono farlo con i lavoratori degli altri sindacati?


Mi domando: quale sarà la reazione degli 80 e più sopracitati lavoratori presenti in Reggia? Accetteranno una decisione in tale senso o reagiranno magari con uno sciopero? I prossimi mesi sono mesi molto importanti per la Reggia di Venaria, non solo continua la mostra sulla Moda italiana (che sta riscuotendo grandissimo successo), ma a novembre aprirà anche l'attesissima mostra su Leonardo, che ha già registrato il tutto esaurito di prenotazioni e che esibirà per la prima volta il celeberrimo autoritratto del genio rinascimentale. Uno sciopero dei lavoratori in difesa dei propri delegati sindacali in questi mesi caldi rischia di attirare tutta la visibilità mediatica possibile sulle condizioni di lavoro presenti alla Reggia di Venaria e nei cantieri dove opera la REAR; una visibilità che forse né il Consorzio di Valorizzazione Culturale della Venaria Reale e né la REAR di Mauro Laus avrebbero piacere di avere. 


Zak McKracken

giovedì 20 ottobre 2011

Lettera di Caterina De Manuele, laureata indignata, al Presidente della Repubblica

Credo che questa lettera esemplifichi la condizione del lavoro in Italia e rappresenti la condizioni di molti, di quasi tutti...

Egregio signor Presidente della Repubblica,
Mi chiamo Caterina, ho 28 anni e vivo e lavoro da anni all’estero.
Il 12 Ottobre scorso mi sono imbattuta su internet in un’inserzione di lavoro pubblicata dall'editore di un noto periodico di settore, a cui mi riferirò d’ora in poi come X.
Nell’inserzione si leggeva:
“Siamo sempre alla ricerca di uno o più stagisti per Assistente di Redazione per XXX. Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto, è minimo, quasi inesistente. Chiedete altrove quanto percepisce uno stagista. In alcuni casi, presso alcune importanti aziende, lo stage, assolutamente gratuito dura un anno.[...] Preghiamo dunque di rispondere al presente annuncio SOLO a chi possiede i requisiti richiesti e a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano.”
Seguiva un elenco di competenze richieste così nutrito da delineare una figura professionale già ben formata, non certo uno studente od un neolaureato alle prime armi.
Dopo innumerevoli colloqui di lavoro sostenuti in cui mi è stato offerto di lavorare gratis, senza rimborso spese, senza contratto, senza garanzie, senza promesse di rimborsi spese futuri questo annuncio, così arrogante, mi ha indignata profondamente. Non fare nulla sarebbe stato come stare a guardare chi prende a calci un cane. Cosi’ ho scritto all'editore la seguente email:
Mi spiega perche' i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perche' IO lavori PER lei? Solo persone ricche possono dunque lavorare da XXX? Mi dica una cosa: se potessimo non lavorare per vivere, secondo lei, lavoreremmo? Evidentemente lei non si e' mai trovato nella spiacevole situazione di dover lavorare per vivere, fortunello lei. Le auguro una vita senza rimborso spese (Chieda altrove quanti ne percepiscono uno AHINOI)
L’editore, X, mi risponde:
Caterina, se tu fossi in grado di lavorare per noi ti offrirei subito, anzi, prima, due o tremila euro al mese. Prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a fare l'editing di un testo, a impaginare con inDesign e poi potrai avanzare pretese. Lo sai cosa dice Tronchetti Provera? Lavorare oggi a buoni livelli e' un lusso. Se uno non lo capisce vada a lavorare al Mac Donald. E' forse il tuo caso? Auguri. X
PS. Chiedi allo Stato di aiutarti. La mia azienda non e' di beneficenza. E tu cerchi la beneficenza.X
La mia risposta a questa email è stata:
In tal caso sono lieta di farle sapere che non solo so scrivere ed impaginare con indesign ma mi sono laureata in design col massimo dei voti e di software tecnici ne conosco almeno 10 tra grafica, photo editing, disegno e 3D. Parlo correntemente 4 lingue e la mia conoscenza dell'arte contemporanea e' ottima. Vivo e lavoro all'estero da anni e mi creda, dal suo annuncio la cosa che vorrei meno al mondo e' lavorare per lei. meglio il mac donald's, quanto ha ragione! La beneficenza se la faccia fare lei, povero indigente che non puo' nemmeno pagare un povero stagista il minimo. Anzi, meglio: perché non chiede all'ufficio delle imposte? saranno lieti di aiutare chi fa profitto sul lavoro non pagato.
Avanti cosi', lei e' UN EROE.
Una volta fatto presente ciò al signor X, questi ha risposto:
Caterina, come vedi ora anche le mignotte debbono parlare 4 lingue, conoscere l'arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli. Buon segno.
Buon lavoro.X
Signor presidente, è vero quanto dice X?
Io credevo che lo Stato Italiano garantisse i diritti dei cittadini e tutelasse la dignità ed il diritto al lavoro.
Questo signore invece sostiene che lo Stato Italiano fa “beneficenza”.
Dovrebbe quindi mantenere i ragazzi che non sono così fortunati da poter lavorare gratis, a vantaggio degli imprenditori disonesti, che pensano di essere così in alto da insultare chi osa far loro presente che è un’Italia diversa quella in cui dovremmo, e vorremmo, vivere.
Sono emigrata per ottenere un vero contratto. Sono felice e soddisfatta del mio lavoro ma non dimentico che per ottenerlo ho dovuto lasciare la mia casa, i miei genitori , i miei amici e il mio Paese. Sono la più fortunata dei miei amici, che non hanno certo meriti o capacità inferiori ai miei, ma hanno scelto di rimanere in Italia.
Loro, che sono rimasti, sono i più coraggiosi.
I miei amici fanno 3 lavori per mantenersi, buttano giù rospi incredibili, e continuano a rimboccarsi le maniche nonostante centinaia di porte in faccia.
Li vedo giorno dopo giorno reinventarsi una carriera, farsi venire nuove idee, trovare chissà dove la motivazione a ricominciare a crederci, ad andare avanti, nonostante gli sfruttamenti dei milioni di X che popolano questo paese.
“Ladri di speranze” li hanno definiti.
Signor Presidente, ci aiuti a ritrovare le nostre speranze.
Non lasciateci soli.
Caterina de Manuele

Alessandro D.

Il "caso Rear" approda in Consiglio Regionale

Vi segnalo un altro articolo uscito su Nuova società, in seguito al presidio fatto alla Mole: la protesta organizzata dal sindacato Usb è stata raccolta a livello politico da Eleonora Artesio, della Federazione della sinistra, che ha portato all'attenzione del Consiglio Regionale il sistema di gestione degli appalti della cooperativa Rear. Ecco il link dell'articolo: http://www.nuovasocieta.it/torino/29639-caso-rear-artesio-la-regione-aiuti-i-lavoratori-.html
Qui sotto potete leggere l'ordine del giorno presentato dal consigliere:

Cliccare sull'immagine per ingrandirla



Cliccare sull'immagine per ingrandirla
Ivy

mercoledì 19 ottobre 2011

AVVISO

Care lavoratrici e cari lavoratori,
è ora possibile consultare nella sezione "Documenti utili" lo Statuto dei lavoratori, un'aggiunta doverosa, trattandosi di un documento fondamentale e da conoscere bene!!!
Ivy

martedì 18 ottobre 2011

Paco cerca casa

Riportiamo qui di seguito l'appello di una nostra collega che ha un amico a quattro zampe che ha bisogno di casa e affetto. Se riuscite a far girare l'appello (scaricabile qui) fate una buona azione.
Grazie.

Zak


Un amico cerca casa

Lancio un appello per Paco, meticcione di 8 anni, che per seri problemi non possiamo più tenere. Fisicamente è in perfetta salute ma soffre di alcune fobie: non si è mai abituato alla città, ai rumori, ecc. quindi lo affidiamo solo in campagna o comunque luoghi silenziosi.

Ha anche paura dei temporali e quindi è necessario un luogo ben recintato (es. giardino, comunque siamo disposti a sistemare noi la recinzione affinché non scappi) o un box o una stanza dove poterlo chiudere. Siamo disposti, per un primo periodo, a fare affiancamento con i suoi nuovi amici. Paco è compatibile con altri cani: con femmine e cuccioli non c'è problema, in linea di massima nemmeno con i maschi. Affidiamo a chi abbia giardino o terreno ma gli permetta anche di entrare in casa.
Non sappiamo per quanto ancora potremmo tenerlo e purtroppo, se non troveremo soluzioni, sarà riportato in canile.


Annalisa
annalisa.tuccia@gmail.com
334 9789222

lunedì 17 ottobre 2011

Altro articolo sul presidio alla Mole

Oltre a quello già segnalato, pubblicato sul Manifesto, è uscito un altro articolo sul presidio alla Mole. Il silenzio di tutti gli altri giornali...beh, parla da solo, scusate il gioco di parole!! Ecco il link:

http://www.nuovasocieta.it/attualita/29579-torino-sindacati-di-base-alla-mole-stracciato-larticolo-18-dei-lavoratori.html


Ivy

domenica 16 ottobre 2011

giovedì 13 ottobre 2011

Bollettino di guerra - 5 settembre 1706

Abbiamo ritrovato nella Sala 8 della Reggia di Venaria un antico manoscritto, risalente - pensate un po'! - agli ultimi giorni dell'Assedio di Torino del 1706! In esclusiva noi di REGGIAMOCI FORTE! ve lo abbiamo trascritto e riportato qui nel nostro blog!


Regio Bollettino di Guerra dell'esercito regio 
di sua altezza reale Vittorio Amedeo II 
5 settembre A.D. 1706

Il valoroso esercito regio di Sua Maestà il duca di Savoia, Re di Cipro e di Gerusalemme Vittorio Amedeo II porge ai regnicoli e ai sudditi tutti del suo glorioso regno il resoconto dell'assedio che le infami e dannate truppe franco-spagnole stanno infliggendo alla città di Torino, capitale del nostro Stato.

Come potete vedere ai Francesi non è bastata la dura e sonora lezione inflitta loro dall'eroe Pietro Micca e continuano a scavare gallerie per fare breccia in città:

 

cliccare sulle immagini per ingrandirle e mirare le barbare gallerie francesi 


Le gallerie sembra siano state scavate da dei ragazzini: questi pusillanimi sono talmente vigliacchi che mandano dei ragazzi (tra l'altro un po' maleducati) a scavar le loro trincee e gallerie!
Nella giornata di ieri è continuato il cannoneggiamento verso le nostre bellissime case, chiese e monumenti. Qualche campanile siamo riusciti a rimetterlo su, come quello della Chiesa della Consolata


Ma altri purtroppo giacciono ancora lì, come sfregio del maramaldo nemico, infingardo e furfante!
Il genio militare ha pensato bene,  di far saltare i ponti che collegano la città con le porte d'ingresso.Qui vicino le Porte Palatine.

Qui vicino a Porta Nuova; la deflagrazione ha purtroppo rigettato un pezzo di ponte sulla bellissima regia Porta Nuova.

Per ripicca il nemico ha lanciato palle di cannone lungo le mura della città, distruggendo qualche muraglia. Confidiamo nella Provvidenza che le nostre mura possano resistere ancora un poco prima di rompere questo assedio! Resistere come il valore dei nostri soldati!



Per orribile sollazzo e per riscaldar le loro orride membra, li nemici hanno infin tagliato via tutti i bellissimi alberi che ombreggiavano la via ovest che portava in città verso la Porta Susa.
Ancora vi si può mirar li solchi che i tronchi hanno lasciato nel terreno, ora privi degli alberi che un tempo abbellivano la nostra città








Intanto il nostro servizio segreto cerca possibili infiltrati e spie in ogni dove, come nella Porta Nuova, che ora volendo, sempre per colpa di questi cattivoni di francesi, si può sollevare per nasconderci qualcuno...




Confidando nel nostro beneamato sovrano, contiamo al più presto di rompere l'Assedio... anche perché in città è rimasto poco da rompere!! VIVA IL RE!


FUORI DALLA FINZIONE... 
Il Bollettino che avete appena letto si riferisce ai danni che il bellissimo modellino della città di Torino presente alla Reggia di Venaria ha subito in questi anni... un modellino tridimensionale che ricalca in maniera molto fedele la città a fine XVIII secolo. I
l primo anno di apertura vi era sempre una persona in sala a fare presidio, col compito di sorvegliare in maniera particolare quel modellino... poi, dopo un anno, la persona in questione ha dovuto guardare anche la sala accanto... fino ad arrivare alla situazione attuale in cui il guardiasala preposto al controllo in quell'area deve guardare ben sei stanze! È logico che se uno sta presidiando una sala non può presidiarne un'altra, tanto meno se questa ne dista cinque o sei...
L'incuria e la mancanza di personale ha reso uno dei pezzi più interessanti e particolari del percorso di visita permanente uno schifo... credo che sia dal 2007 che il modellino non riceva un trattamento di pulizia, tanto che la polvere e la sporcizia regnano sovrane, rendendo i palazzi bianchi in palazzi grigio scuro.
Si può fare qualcosa perché lo scempio dell'assedio del 1706 non si ripeta anche su questo povero e innocente modellino?


Zak McKracken