Venaria, spunta un buco di 3,8 milioni
da la Repubblica del 20 marzo 2012 —
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sezione: TORINO
IL BUCO c'è e non è di poco conto. I dati esatti si
avranno solo a giugno, ma Alberto Vanelli, vicepresidente esecutivo di
"Italia 150", tira già le prime somme: «Su 38 milioni di euro di
bilancio triennale il disavanzo è di 3 milioni e 800 mila euro, la
situazione è preoccupante ma non drammatica». L'occasione per tracciare
il quadro dell'attività e del bilancio è stata l'audizione in
Commissione cultura, presieduta da Luca Cassiani. Vanelli considera di
riuscire, nel corso del 2012, a recuperare un po' di risorse.
L'attività del Comitato cesserà a fine dicembre. Dalla Regione e da
altre fonti dovrebbe arrivare quasi 1 milione di euro, soldi che
riguardano attività sportive. Il che vuol dire scendere a 2,8 milioni
di rosso, sempre che gli enti, come hanno fatto fino ad ora, versino le
somme promesse. «Il Comune, così come la Regione e la Provincia hanno
saldato tutto al momento - dice Vanelli - i primi dodici milioni a
testa, la Provincia 3 milioni». Poi ci sarà il passaggio delle ex Ogr
alla Fondazione Crt.
L'organizzazione, per mettere a norma i
locali, ha speso 11 milioni di euro. Lavori che, sulla base di una
perizia, valgono circa tre milioni di euro che Crt dovrebbe riconoscere
all'atto dell'acquisto. E in più c'è il materiale, in parte servito
per l'allestimento della mostra, come proiettori, computere altro che
dovrebbe portare in cassa, una volta venduto, un altro milione di euro.
Altra
voce positiva nel 2012 deriverà dalla mostra "Fare gli Italiani" che
dovrebbe portare in cassa circa 640 mila euro, anche se il disavanzo di
quasi 4 milioni è dovuto, in parte, a sopravvalutazioni dello
sbigliettamento delle mostre nel 2011. Si era considerato un'entrata
media di 6 euro a biglietto, invece è stata solo di 4 euro. Il deficit,
però, dipende anche dal mancato trasferimento di due milioni di euro
da parte dello Stato sui quali c'era un impegno del precedente governo.
Il
vicepresidente esecutivo ha espresso piena soddisfazione per una
manifestazione che è riuscita, anche se non poteva ripetere in toto
quella del 1961, spiega, quando il governo in modo univoco investì
Torino del ruolo di capitale unica delle celebrazioni, fatto oggi non
possibile per la «disarticolazione regionale del Paese». E forse anche
da questa situazione sono derivate alcune valutazioni errate sui
visitatori rispetto al quadro definitivo.
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(d. lon.)