“Come si sega la gente, Giorgio?”
“Gli italiani sono i migliori
killer del mondo. Direi che il processo ha tre fasi: la prima è la ricerca dati
per identificare le persone da dismettere. Poi puoi approntare un action plan
con nomi e cognomi e fare una riunione con i capi, e i capi dei capi dei
candidati da segare, per ottenerne l’adesione e partecipazione. E' poi il capo a
fare il primo colloquio all’interessato, gli parla come se la cosa fosse già
decisa. E dopo quarant’otto ore incontra te. Naturalmente lui ti parla della
sua vita, e tu lo ascolti, gestisci le obiezioni e i dubbi. Devi unire ascolto
e pacatezza a fermezza e assertività. Questo primo incontro finisce con un’ipotesi
di massima sui soldi della buonuscita. Nell’ultimo colloquio che hai lo chiudi.
Il tutto è durato due settimane, dal primo colloquio del capo alla chiusura”.
Questo è il tenore del romanzo di Massimo
Lolli, anche se dal titolo non si direbbe: Volevo
solo dormirle addosso. Da cui è stato tratto anche un film. Il protagonista
è Marco Pressi, manager di successo di una multinazionale con sede a Milano che
un giorno riceve il malaugurato incarico, da lì a due mesi, di licenziare 25
dipendenti in esubero. Ma lo deve fare senza abbassare il target di gradimento
del personale verso la sua azienda, e senza risparmiare nessuno, pena il suo
licenziamento. Come dire, Vita mea, mors
tua.
Lo stesso giorno Marco viene mollato da Laura,
l’uomo si trasforma in un mastino che non dorme mai e di giorno elimina le sue
vittime pianificando ogni mossa, animato da un’atroce lotta per la
sopravvivenza. Di notte gira per i locali della città, incontra donne con cui
distrarsi e insegue l’unica che non può raggiungere. Forse Laura ha colto
l’aridità del suo cuore clinicamente morto, dove non trovano posto sentimenti,
altruismo e pietà. Le due vite di Marco sembrano andare di pari passo, non
dargli pace, fino all’epilogo che lascia intravedere un potenziale, tardivo e
forse inutile riscatto.
Marco è un debole che si maschera da cinico
esecutore: “Basta chiamarti e dirti “sa,
c’è quell’obiettivo irraggiungibile, non so se lei ce la farà” e tu parti come
un dannato. Come tutti gli insicuri e gli inadeguati devi dimostrare il
contrario e per questo dai buoni risultati”, si sente accusare alla fine
del romanzo, come un anatema maledetto. E lui capisce di essere cascato nella
trappola, che per lui non c’è possibilità di salvezza, che ogni uomo è
inghiottito dai suoi punti di debolezza e che questa volta essi hanno
inghiottito altri innocenti mandati al patibolo.
Un romanzo micidiale, scritto dal Lolli
manager prima che dal Lolli scrittore. Un romanzo per quelli che non hanno più
il coraggio di guardarsi allo specchio. Non so se dopo questa recensione
qualcuno avrà voglia di leggerlo.
Alessandro DG