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Alcuni lavoratori lasciati a casa con il banchetto permanente della settimana scorsa posto davanti alla biglietteria di via Mensa |
Si può dire che quello che è
successo il 1° ottobre – lasciare a casa 23 lavoratori – sia il primo passo in
un processo di smantellamento del personale “esterno” della Reggia che non ci
vieta di temere, ma vorremmo essere smentiti, di fare un giorno la stessa fine.
Contro la grave condizione in cui versano i 23 colleghi, cui è stato negato il
diritto anche solo a beneficiare di ammortizzatori sociali perché,
ricordiamolo, non sono stati licenziati, ma privati delle loro ore di lavoro, il
sindacato di base USB ha messo in atto numerose iniziative in coincidenza dei
tre giorni di celebrazioni per il quinto anniversario di apertura della Reggia.
Sabato 13 ottobre sono state
raccolte 250 firme di solidarietà verso i colleghi colpiti dai tagli, ed è
stato organizzato un presidio davanti alla Cappella di Sant’Uberto dove di sera
si è tenuta la rappresentazione di uno spettacolo teatrale tratto dal libro Vandali, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella:
in questa occasione i lavoratori hanno potuto incontrare, oltre che uno degli
autori, anche le autorità presenti – Piero Fassino, Michele Coppola e Roberto
Cota -,Walter Veltroni e l’intero Consorzio della Venaria Reale.
Il culmine della protesta è stata l’assemblea
indetta da USB domenica 14 ottobre in piazza della Repubblica, rivolta a tutti
i dipendenti dell’ATI Corte Reale, con una nutrita e vivace partecipazione del
personale che si è presentato con bandiere e striscioni. Dopo un primo
intervento finalizzato a sensibilizzare le migliaia di visitatori presenti, il corteo
si è presentato al cancello principale del complesso, ma è stato bloccato da un
cordone di carabinieri che ha impedito loro l’ingresso. È stato quindi vietato,
non si sa in nome di quale legge, a dei lavoratori di entrare nel loro posto di
lavoro, solo perché provvisti di cartelli e bandiere. La risposta è stata che
le disposizioni erano arrivate dall’alto, per evitare, evidentemente, che a
qualcuno andasse di traverso lo spumante: a quei “maestri di esibizionismo” che
riescono ancora a trovare motivi per gioire e non badano a spese quando si
tratta di fuochi d’artificio e torte, fanno gli splendidi con i soldi degli
altri e centellinano solo se le tasche non sono le loro o quelle dei loro
amici. I lavoratori hanno comunque proseguito una civile protesta all’ingresso
della Corte d’Onore e in via Mensa, distribuendo volantini e incontrando la
solidarietà di cittadini e turisti.
Per evitare che non coincidesse
con l’ora di assemblea, il taglio della torta è stato anticipato, e sono
mancati i tradizionali interventi del direttore del Consorzio, Alberto Vanelli,
e del presidente Fabrizio Del Noce.
Ci si chiede ancora cosa si sia
celebrato, se non l’ennesimo e il più scellerato sgambetto a coronamento di
cinque anni di ingiustizie che solo l’unità dei lavoratori ha saputo
contrastare, infastidendo evidentemente chi non gradisce che si lotti per
condizioni di lavoro migliori.
Dopo la protesta si è cercato l’approccio del
confronto, con l’incontro in prefettura fissato per il 17 ottobre a cui il
Consorzio non ha partecipato, dimostrando, una volta di più, la scarsa
attinenza al dialogo di chi ritiene di essere dalla parte della ragione solo
perché abituato a parlarsi addosso, negandosi a qualsiasi contraddittorio.
L’auspicio è che si smuova qualcosa a Venaria
come nel nostro paese, dove il precariato non fa più notizia e ci si aspetta
che ad esso si risponda solo accettando compromessi con il potente di turno,
invece che credere e lottare per quei valori comuni che sono il sale di una
società civile, come appunto il lavoro.
Dottor Slump
La torta come minimo qualcuno dei cerimonieri se la sarebbe meritata... in faccia (occhio a togliere il coltello in tempo)!
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