Da un paio di giorni, se un visitatore entra a visitare la Reggia
di Venaria, troverà il personale, che da nove anni accoglie e cura le
visite, in un vestiario un po' "sportivo": i lavoratori e le
lavoratrici dei servizi in appalto, che rischiano il 40% di tagli con
la nuova gara d'appalto in corso indetta dal Consorzio che gestisce
la reggia sabauda, hanno deciso di lasciare a casa le divise... prima di rimanere loro stessi a casa!
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Articolo su La Stampa di Torino |
In realtà questo gesto, che mira a guadagnarsi un po'
di visibilità tra i media, prende due piccioni con una fava: i lavoratori
e le lavoratrici con questo gesto stanno protestando anche contro i
tagli che l'azienda in appalto (l'ATI La Corte Reale scrl) ha già
fatto riguardo le divise... LA PRIMA A NON FORNIRE LE DOVUTE DIVISE È PROPRIO L'AZIENDA! È una richiesta/rivendicazione non nuova alla Reggia di Venaria. Ecco il perché.
Molti di noi da quattro anni (dall'inizio dell'ultimo appalto) hanno ricevuto un solo completo di
giacca/camicia/foulard/cravatta/pantalone. E basta.
Essendo la
qualità parecchio bassa, dopo qualche mese o la giacca si è
sfilacciata, o i pantaloni si sono bucati, o la cravatta si è
"autodistrutta".
Qualche cambio è stato dato, è vero, ma col contagocce: una cravatta qua,
qualche pantalone là, a volte di taglia diversa per carenza d'inventario... ma poi di nuovo da capo. Lavorando sei giorni su sette, avendo la maggior parte dei lavoratori un solo completo, vista anche la bassa qualità degli indumenti, l'usura è scontata. E dopo una toppa, e
dopo un altra, ecco che è da anni che i lavoratori e le lavoratrici
sono costretti già per necessità a prendere dal proprio guardaroba
il vestiario per poter accogliere, nel miglior modo possibile, chi fa
tanti o pochi kilometri di viaggio per godersi la Venaria Reale.
In passato per assurdo l'azienda (ATI composta da tre cooperative,
la Coopculture, la Copat e la famosa REAR, il cui rapporto con la Reggia è riassunto qui) ha ammesso che non
poteva rifornire i lavoratori con nuove divise, giustificando una
mancanza di fondi (da chi? dal Consorzio?), ma ha mandato delle
lettere per mancato uso dell'abbigliamento come da
mansionario.
Quindi, in uno stato di schizzofrenia, i/le lavoratori/trici non potevano mettere la propria unica divisa bucata e logora, ma neanche venire al lavoro con un abbigliamento proprio consono.
Quindi, in uno stato di schizzofrenia, i/le lavoratori/trici non potevano mettere la propria unica divisa bucata e logora, ma neanche venire al lavoro con un abbigliamento proprio consono.
COSA AVREBBERO DOVUTO FARE?
Inoltre nei mesi invernali la divisa fornita non è adatta, troppo
leggera (in controluce si può vedere attraverso ai pantaloni), vista la temperatura in certi ambienti della Reggia in
quella stagione, come il Bookshop, la Chiesa e certe sale delle
mostre temporanee. Anche in questo caso chi ha provato a "osare" a
mettersi dei pantaloni/giacca un po' più pesanti ha ricevuto una
lettera disciplinare: bisogna stare al freddo, con pantaloni e
giacche leggeri e bucati.
Tutte queste lettere, perché assurde, sono state contestate una per volta e per
forza di cose ritirate, tanto che poi l'azienda ha sottoscritto con i
sindacati, coinvolgendo anche i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, un'intesa firmata il 17 febbraio 2014 che prevede questo:
"Le OO.SS. e i RLS lamentano la mancanza di indumenti di ricambio e l'inadeguatezza degli stessi. L'azienda ne prende atto, ma dichiara l'impossibilità economica momentanea, di adempiere alla adeguata fornitura. I lavoratori si impegnano a utilizzare la divisa fornita ed in mancanza della stessa a usare indumenti decorosi, l'azienda non ricorrerà a provvedimenti disciplinari della divisa."
Ma detto tutto ciò, vista l'iniziativa #nodivisaziendale che da
due giorni è partita alla Reggia, i lavoratori e le lavoratrici dei servizi in appalto da oggi hanno incominciato nuovamente a ricevere le lettere disciplinari; nella presente mattinata una quindicina.
I lavoratori e le lavoratrici dei servizi in appalto sapevano dell'eventualità di lettere, anche alla luce delle passate contestazioni disciplinari; ma sono anche contro
OGNI FORMA DI TAGLIO, non solo (e soprattutto!) contro quelli sulla propria pelle,
ma anche quelli che immiseriscono e rendono poco dignitoso
il loro lavoro e la visita di chi viene alla Venaria. La cultura giustamente
(e finalmente) è sulla bocca di tutti i politici e le istituzioni di
questo Paese, sottolineando che è la nostra principale industria. Se però si è coerenti allora bisogna INVESTIRE nella cultura: lo diciamo alle istituzioni e al Consorzio che finanzia i servizi in appalto a Venaria, comprate un paio di
giacche in più e cancellate i tagli alle ore di servizio per i visitatori (circa il 40%), i quali non chiedono nient'altro che essere ben accolti su tutti gli
aspetti del loro soggiorno.
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