Frase del mese

FRASE DEL MESE

"Sono fiero dei miei collaboratori, che hanno creato un bando complesso, rigoroso, fatto in modo scientifico" (Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria), infatti taglia del 40% i servizi e non da garanzie chiare su contratti e assunzioni...

giovedì 4 agosto 2011

E i sogni?

Oggi mi sono avvicinato all'assemblea, l'ennesima, dei dipendenti della Reggia di Venaria con rabbia e disillusione. Forse perché essere arrivati quasi a vincere la gara ed essere stati squalificati sul traguardo suona sempre come una cocente delusione e una profonda ingiustizia. Sottolineo, essere stati squalificati, non essere scivolati, perché in questo caso si sarebbe messa di mezzo la sfortuna. Qui invece c'è la premeditazione, c'è il desiderio di danneggiare da parte di qualcuno contro qualcun altro. Ed è una storia che si ripete. Dopo due anni di lotte per avere un contratto migliore... laddove è più di un anno che manca proprio un contratto procrastinato da innumerevoli, snervanti proroghe, quasi come uno spauracchio che qualcuno ha voluto allontanare per sempre, adesso sul punto di firmare tutto è stato bloccato. La colpa di chi è? del Consorzio che prima ha giudicato valida una gara d'appalto risultata a più riprese contaminata da irregolarità e che poi si è fatto "scoraggiare" dall'accoglimento da parte di un tribunale amministrativo di un ricorso mosso da una delle ditte concorrenti; la quale si è aggrappata a uno stupido cavillo per rinviare, forse, la comunque inevitabile assegnazione dell'appalto alla prima classificata: colpevole anche lei! E il TAR? Accoglie le ragioni della ditta, ma non pensa alle ripercussioni in termini economici e contrattuali sul lavoratori, che adesso dovranno imbracciare di nuovo le armi per ribadire la propria volontà a guadagnare condizioni di lavoro migliori: colpevole anche lui! A parità di condizioni, quasi quattro anni fa, si decise di assumere un'altra condotta, perché diversamente la perla dei Savoia non si sarebbe potuta aprire al pubblico. Adesso non importa più, per qualcuno lo show andrebbe comunque avanti. La cronaca di queste settimane, se non fosse drammatica, verrebbe giudicata a ben vedere assurda e, addirittura, demenziale, comica. Una perfetta cospirazione contro le intenzioni di chi vuole il rispetto della legalità e intende far valere i propri diritti a poter costruire qualcosa, una casa, una famiglia, dei sogni. Diritti che vengono loro negati proprio da coloro che queste cose le hanno e, forse proprio per questo, ne hanno dimenticato il valore o fanno finta di non conoscerlo.
 Gli scenari che si profilano non possono che essere di lotta e di ostinazione! Ma non si fermano alla sola Reggia di Venaria. Viviamo in un paese in cui si mortificano i progetti di chi vuole riuscire, di chi vuole crescere, dare un contributo in termini di sviluppo alla comunità, sempre e malgrado gli sforzi fatti per raggiungere l'obiettivo, favorendo chi, magari, come si dice, "se l'è sempre spassata"! La politica rema contro le lotte dei lavoratori, decreta che in tempi di crisi sia un affronto permettere a qualcuno di ottenere migliori condizioni economiche, per paura forse - anzi sicuramente - che si creino dei precedenti, quella stessa politica che non si interroga se a creare i precedenti sono amministratori delegati che impongono ricattatoriamente orari e norme di lavoro più rigide e punitive. Loro possono e devono, con l'avvallo, il benestare dei maggiori schieramenti politici, incredibilmente d'accordo, uniti. Perché loro sono dalla parte di chi detiene il potere. I dipendenti, quelli che producono, che lottano per "il fine mese", che si sottopongono quotidianamente a una stoica disciplina fatta di rinunce e privazioni, loro non hanno voce.
 Chi dovrebbe incoraggiare la partecipazione pubblica, l'imprenditorialità personale, la creatività, il saper fare prospetta un domani fatto di aspirazioni che non vadano oltre gli impieghi più avvilenti, il magazzinaggio ai mercati generali o la clausura nei callcenter: una classe politica che "amabilmente" invita noi giovani a non sognare, a stare con i piedi per terra, a non porsi degli obiettivi e che, in cima alla collina sicura, magari ci racconta che è tutto a posto anche quando l'onda anomala si avvicina e tanto siamo noi sotto a guardarla dalla riva, esposti alla sua furia. Mi duole dirlo, ma la classe dirigente è a questo modello che sembra ispirarsi.
Ostinazione è quello che ci resta, anche quando qualcuno lavora per toglierci fede e fiducia.

1 commento:

  1. Condivido gran parte di quanto hai scritto, Alessandro. Mi permetto soltanto di discostarmi leggermente rispetto alla tua definizione dei vari 'colpevoli': sarei più propenso a ritenere tali soggetti quali realtà (o parti in causa) INTERESSATE alle più grosse fette di torta disponibili sulla piazza - della Repubblica, in questo caso - e per lo più tuttora propense a lasciare che noi, ultime ruote del carrozzone, come al solito possiamo al massimo accontentarci delle briciole quando lorsignori si degneranno di scuotere la tovaglia del loro interminabile banchetto speculativo, accompagnato dal solito incoerente piagnucolio "da piena crisi" fuori tempo massimo che oltretutto loro stessi hanno contribuito a fomentare e accrescere.
    Ci vedremo in piazza a ferragosto e quante volte d'ora innanzi ciò si renderà necessario per cercare di scuotere quanto riusciremo a scuotere, se saremo ancora in tempo: le fondamenta del palazzo... o almeno si spera! Pare che ai piani alti gli scossoni si avvertano con maggiore intensità.
    Mic

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