Frase del mese

FRASE DEL MESE

"Sono fiero dei miei collaboratori, che hanno creato un bando complesso, rigoroso, fatto in modo scientifico" (Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria), infatti taglia del 40% i servizi e non da garanzie chiare su contratti e assunzioni...

martedì 29 maggio 2012

Impiegati


Venerdì sera, mentre la città era tempestata dalla grandine e dai fulmini, ho scelto di restare a casa e guardare un film di Pupi Avati preso in biblioteca dal titolo “Impiegati”, girato nel 1985. Si può cominciare col dire che è stato un trampolino di lancio per alcuni attori italiani tra i più amati dal grande pubblico, e col tempo la critica ha denotato come una delle peculiarità del regista quella di scritturare giovani attori per i suoi film. Chiaramente, il prodotto finale è uno specchio della società dei primi anni Ottanta, quando il posto fisso era una sicurezza e la percezione che si aveva del lavoro era che una volta firmato un contratto a quella mansione si sarebbe rimasti legati fino alla pensione. Eppure il ritratto che ne fa Avati è impietoso. Il protagonista è Luigi, un ragazzo di Modena che si trasferisce a Bologna per cominciare a lavorare nello stesso gruppo bancario in cui era stato impiegato tutta la vita suo padre. Nel capoluogo emiliano Luigi vive in un appartamento in condivisione con il figlio di un amico del padre, uno studente del DAMS di nome Dario, che non brilla particolarmente negli studi. Dopo l’iniziale antipatia tra i due nasce un’affinità che tuttavia non permette ai loro due mondi di incontrarsi davvero. Luigi ha 25 anni, la sua vita è limitata all’ufficio ed ai colleghi, che presto inizierà a frequentare anche al di fuori dell’orario lavorativo, entrando in un meccanismo di invidie e alleanze che rischierà di alienarlo fino a mettere in discussione i suoi valori ed il suo senso della lealtà. I rapporti si complicheranno quando Luigi si innamorerà della moglie del suo migliore amico, Enrico, il collega che lo ha “adottato” e gli ha permesso di conoscere le dinamiche dell’ufficio, coinvolgendolo nelle sue frequentazioni e nei suoi hobby, fino a fornirgli, involontariamente, l’occasione per conoscere Annalisa e baciarla.
 Per tutti i 90 minuti della pellicola si avverte un senso di angoscia e frustrazione che condurrà la storia verso un finale non scontato, ma inevitabile, quando sfocerà nella tragedia e nella dispersione degli affetti e dei legami, tanto che l’odiata scrivania da cui Luigi fugge desiderando solo che arrivi il prossimo weekend finirà col diventare il nido sicuro e protettivo di cui sarà impossibile fare a meno. L'autenticità dell'esistenza sembra confinata in pochi attimi, in stanze vuote e silenziose, o nelle lancette veloci di un orologio nel cui scorrere il protagonista prova, in pochi secondi, a fissare i momenti importanti dell'intera sua vita.


 Alessandro DG

giovedì 24 maggio 2012

Sciopero all'orizzonte per il personale dei musei torinesi a gestione CNS

da http://torino.repubblica.it di giovedì 24 maggio 2012

Addetti dei musei verso lo sciopero. Quasi certa la cassa integrazione

Dal Comune la proposta di aprire tre giorni alla settimana, la decisione definitiva martedì prossimo in un faccia a faccia dei direttori con il sindaco e l'assessore alla Cultura. Nei tagli coinvolte tutte le mansioni: accoglienza, custodia, pulizia e biglietteria

di DIEGO LONGHIN

Gli addetti dei musei non si rassegnano. Sciopero in vista, probabilmente di domenica  -  si pensa al 17 giugno  -  e presìdi con volantinaggio a partire dalla prossima settimana davanti al Museo del Risorgimento, una delle strutture più importanti coinvolte nella cura dimagrante del personale imposta dal Comune ai musei non gestiti in maniera diretta. Oltre al Risorgimento, sono coinvolti il Museo della Montagna, il Pietro Micca, quello della Resistenza e i tre che fanno capo all'ateneo di via Verdi: Lombroso, Frutta e Anatomia.

L'obiettivo per Palazzo Civico è risparmiare il 50 per cento da giugno a dicembre, anche se nell'assemblea di ieri di tutti i dipendenti del consorzio di cooperative Cns si è parlato di una sforbiciata del 60 per cento del monte ore complessivo. E che effetti avrà questo sugli orari? Non è stato ancora comunicato nulla di ufficiale, anche se sembra prendere piede l'ipotesi di un'apertura di tre giorni alla settimana su sette, concentrati nel weekend. Prospettiva che è stata illustrata dal direttore Jalla, ai responsabili delle strutture museali, in un incontro tenuto lunedì. Ma prima di prendere scelte definitive si attende il faccia a faccia con il sindaco Piero Fassino e l'assessore alla Cultura, Maurizio Braccialarghe, previsto per martedì prossimo.

Nella sforbiciata sono coinvolte tutte le mansioni: accoglienza, custodia, biglietteria e pulizia. "I risultati di questa mossa, dovuta a un'insana gestione e mancanza di lungimiranza, saranno
per i lavoratori ingenti disagi economici con conseguenti ripercussioni emotive e psicologiche  -  dicono i lavoratori e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil  -  ma a stupire ancora di più è la decisione presa in un momento in cui parrebbe che tutte le forze delle amministrazioni locali siano volte a utilizzare l'offerta turistico culturale di Torino e della sua regione come volano economico". Gli addetti chiedono di essere ricevuti da sindaco e assessore, anche perché vogliono capire quale sarà il loro futuro. Per ora le cooperative parlano di sei mesi di cassa integrazione, ma poi potrebbero scattare i licenziamenti. "Chi subentrerà nelle sale dei musei? Addetti del Comune?", si chiedono. E si tratta di un problema trasversale, diversi settori, "tra cui assistenza, dormitori, asili nido, sono soggetti a tagli da parte del Comune".

Palazzo Civico ribadisce che si tratta di una scelta che è necessario prendere. L'assessorato alla Cultura spende per il personale di musei non di sua proprietà più di 1 milione e 100 mila euro all'anno. Un costo insostenibile in un quadro di riduzioni drastico delle risorse. E già a febbraio il Comune aveva avvertito i direttori delle strutture, proponendo l'ingresso all'interno della superfondazione. Poi il nuovo contenitore non è decollato (e forse non decollerà mai), ma il problema è rimasto. E se la nuova fondazione museale non dovesse partire, alla fine ci potrebbero essere effetti anche per i musei gestiti direttamente.

domenica 20 maggio 2012

malata di call center

Questa settimana, sia su La Stampa che su La Repubblica è uscito un articolo sul caso di una ragazza quarantenne che rischia gravi problemi alla voce con danno permanente alla gola per il suo lavoro in un call center torinese. Un lavoro che prosegue da anni non perché la "nostra" aspiri a passare la vita al telefono a vendere aria fritta o a dare informazioni a chicchessia, solo perché questo si trova e questo si fa per portare a casa la pagnotta. E se ti lamenti, a casa ci torni, ma a mani vuote.





Alessandro DG

venerdì 4 maggio 2012

Mischiare le acque

Certo, la Fontana del Cervo della Reggia di Venaria non può competere con questa creazione, ma forse meglio così, in termini di semplicità, di sprechi, di eleganza e di conservazione di una fontana incastonata in un sito storico e recuperato con fatica.
Ma guardate cosa la WET Design (la stessa ditta che fabbrica le fontane per il Bellagio per intenderci) ha creato a Dubai, precisamente nel lago artificiale adiacente al grattacielo Burj Khalifa (letteralmente "Torre del Califfo"), dal 2010 la più alta costruzione creata dall'uomo al mondo con i suoi 830m di altezza.


Una cosa accomuna la fontana di Dubai con la nostra della Venaria: la presenza in scaletta di "Con te partirò" di Andrea Bocelli.
La canzone del video invece è "Baba Yetu" canzone in lingua Swahili (lingua africana) del Padre Nostro della religione cristiana, del compositore cino-americano Christopher Tin per una delle più grandi città arabe. Insomma sembra che la compresenza e l'intrecciarsi tra culture possa creare mix stimolanti e parecchio affascinanti, nonché belli. 

Alberto B.

martedì 1 maggio 2012

Primo maggio e Federculture, un primo bilancio


Dopo anni di paziente lotta, dopo una serie di scioperi e di vicende giudiziarie sembra finalmente che le lavoratrici e i lavoratori della Reggia di Venaria ce l'abbiano fatta... da oggi, primo maggio 2012, sono inquadrati con il contratto di categoria nazionale Federculture presso l'ATI La Corte Reale, l'azienda nata dalle costole di REAR, Copat e Codess appositamente per l'appalto alla Reggia di Venaria. Un risultato ambito da anni ormai.
Nel nostro blog già dalla sua nascita si possono trovare sulla barra laterale destra sia l'intero CCNL Federculture (con anche le successive modifiche) sia un suo riassunto. Vi consigliamo di scaricarli e di leggerli bene per essere consapevoli dei diritti e dei doveri che vi sono scritti. Inoltre secondo l'articolo 14 del Federculture ciascun lavoratore/trice dovrebbe ricevere dal proprio datore di lavoro (l'ATI La Corte Reale) una copia aggiornata del contratto.
Riproponiamo inoltre qui di seguito la tabella retributiva. Per capire la propria paga oraria lorda prendete la retribuzione mensile dell'ultima tabella a destra della vostra categoria e dividetela per 162. 
Esempio: per gli A1 la paga oraria lorda sarà €1337,29:162= €8,25


Per ottenere questo contratto ci sono voluti diversi scioperi e anni di stancanti tira e molla. Quindi innanzitutto non possiamo che dirci a vicenda "grazie" per questo risultato raggiunto; un grazie in particolare alla stragrande parte dei colleghi della sorveglianza sale, del servizio guide, della biglietteria, del Bookshop e del call center che hanno scelto di mettersi in gioco e di rischiare  per avere un futuro lavorativo migliore, soprattutto alla luce di una realtà sociale critica e non ottimistica, in cui la crisi sta fagocitando sia lavoratori dipendenti che imprenditori. In futuro ricordiamoci che molti non volevano l'applicazione di questo contratto e che nonostante tutto ora l'abbiamo ottenuto. Perciò ancora: grazie.

Nel complesso la situazione dovrebbe quindi andare a migliorare: retribuzione di circa un euro in più all'ora, indennità per i festivi, garanzie sindacali maggiori, forte accento sulla formazione e sulla crescita professionale del lavoratore, possibilità dell'avere ticket restaurant, ecc... 
Ma sarebbe un po' ipocrita e anche insensibile nel non vedere i problemi e le difficoltà sopraggiunte nel passaggio dal vecchio al nuovo appalto.
In primis i dipendenti del Bookshop, che vedono non solo ancora una volta nel giro di alcuni mesi un forte taglio delle proprie ore, ma anche un inquadramento da contratto con la disponibilità da 0 a 37 ore (senza un orario fisso cioè); anche molti colleghi della sorveglianza nelle sale, quelli che nell'appalto appena conclusosi erano soci REAR, continueranno a non avere un orario fisso e certo, ma solo la disponibilità da 0 a 37 ore; i turni sono ripartiti in maniera fortemente orizzontale, facendo lavorare anche i part-time sei giorni su sette, costringendo così anche chi abita lontano di spendere molto in trasporti per venire a Venaria per lavorare solo 4 ore giornaliere (e tutti noi conosciamo i rincari che la benzina sta subendo in quest mesi); il problema delle domeniche non è stato ancora risolto: sono quattro anni che tutti i fine settimana la gran parte dei lavoratori lavora senza turnazione, senza potersi godere neanche una domenica al mese con la propria famiglia, partner, amici, ecc... idem per le festività; la situazione non ancora chiara per le guide.
A mio personale giudizio sarebbe sciocco convincerci che abbiamo raggiunto un risultato col quale congratularci e godercela: il CCNL Federculture deve essere non il punto d'arrivo ma il punto di partenza per risolvere questi problemi e per garantire una situazione lavorativa ottimale, partendo dalla lettura e dall'applicazione del Federculture stesso.

Perciò buon primo maggio a noi tutti/e, non per essere semplicemente e giustamente soddisfatti di questo importante traguardo in tempi non facili per chi rivendica diritti e aumenti sul proprio posto di lavoro, ma per essere sempre più coscienti di dover difendere e salvaguardare i diritti conquistati o mancanti, nostri e dei nostri colleghi.

Zak McKracken