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FRASE DEL MESE

"Sono fiero dei miei collaboratori, che hanno creato un bando complesso, rigoroso, fatto in modo scientifico" (Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria), infatti taglia del 40% i servizi e non da garanzie chiare su contratti e assunzioni...

martedì 21 agosto 2012

Volevo solo dormirle addosso


“Come si sega la gente, Giorgio?”
 “Gli italiani sono i migliori killer del mondo. Direi che il processo ha tre fasi: la prima è la ricerca dati per identificare le persone da dismettere. Poi puoi approntare un action plan con nomi e cognomi e fare una riunione con i capi, e i capi dei capi dei candidati da segare, per ottenerne l’adesione e partecipazione. E' poi il capo a fare il primo colloquio all’interessato, gli parla come se la cosa fosse già decisa. E dopo quarant’otto ore incontra te. Naturalmente lui ti parla della sua vita, e tu lo ascolti, gestisci le obiezioni e i dubbi. Devi unire ascolto e pacatezza a fermezza e assertività. Questo primo incontro finisce con un’ipotesi di massima sui soldi della buonuscita. Nell’ultimo colloquio che hai lo chiudi. Il tutto è durato due settimane, dal primo colloquio del capo alla chiusura”.
 Questo è il tenore del romanzo di Massimo Lolli, anche se dal titolo non si direbbe: Volevo solo dormirle addosso. Da cui è stato tratto anche un film. Il protagonista è Marco Pressi, manager di successo di una multinazionale con sede a Milano che un giorno riceve il malaugurato incarico, da lì a due mesi, di licenziare 25 dipendenti in esubero. Ma lo deve fare senza abbassare il target di gradimento del personale verso la sua azienda, e senza risparmiare nessuno, pena il suo licenziamento. Come dire, Vita mea, mors tua.
 Lo stesso giorno Marco viene mollato da Laura, l’uomo si trasforma in un mastino che non dorme mai e di giorno elimina le sue vittime pianificando ogni mossa, animato da un’atroce lotta per la sopravvivenza. Di notte gira per i locali della città, incontra donne con cui distrarsi e insegue l’unica che non può raggiungere. Forse Laura ha colto l’aridità del suo cuore clinicamente morto, dove non trovano posto sentimenti, altruismo e pietà. Le due vite di Marco sembrano andare di pari passo, non dargli pace, fino all’epilogo che lascia intravedere un potenziale, tardivo e forse inutile riscatto.
 Marco è un debole che si maschera da cinico esecutore: “Basta chiamarti e dirti “sa, c’è quell’obiettivo irraggiungibile, non so se lei ce la farà” e tu parti come un dannato. Come tutti gli insicuri e gli inadeguati devi dimostrare il contrario e per questo dai buoni risultati”, si sente accusare alla fine del romanzo, come un anatema maledetto. E lui capisce di essere cascato nella trappola, che per lui non c’è possibilità di salvezza, che ogni uomo è inghiottito dai suoi punti di debolezza e che questa volta essi hanno inghiottito altri innocenti mandati al patibolo.
 Un romanzo micidiale, scritto dal Lolli manager prima che dal Lolli scrittore. Un romanzo per quelli che non hanno più il coraggio di guardarsi allo specchio. Non so se dopo questa recensione qualcuno avrà voglia di leggerlo.

Alessandro DG


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