Frase del mese

FRASE DEL MESE

"Sono fiero dei miei collaboratori, che hanno creato un bando complesso, rigoroso, fatto in modo scientifico" (Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria), infatti taglia del 40% i servizi e non da garanzie chiare su contratti e assunzioni...

lunedì 28 febbraio 2011

Io mi sto conservando

Tra le molte questioni che l'umanità stancamente rimette al novero degli atti scomodi e d'archiviarsi vi è un certo aborrimento verso la mancanza di limiti precisi ai vari contesti esperibili, discutibili, o persino pensabili. Un contesto è un argomento o un insieme di fatti, ha i suoi confini e “io” so cosa affermare a riguardo (potremmo dire...) Ma il “fatto scabroso” è quando cogli che ogni contesto non sussiste in se e per se: i collegamenti ne sono la prova.
Un esercizio teorico-intuitivo follemente rimuginato nel tentativo di dare una collocazione stabile a un contesto, si chiama “l'uomo-dio”; tale esercizio non ha nulla a che fare con la teologia negativa (dio non è né buono né grande, né questo né quello ecc ecc...) del Massimo Confessore, ma ne è anzi il suo contrario. La sua articolazione è un luogo dello spazio, posto in alto quanto basta, per osservare da quel punto il contesto in cui mi trovo, con me stesso dentro che faccio quello che mi vedo fare da quella sconfinata altezza da cui osservo. L'ho eseguito talvolta (non così raramente) durante le ore di lavoro di presidio in sala.
Seguitemi: una parte di me è un “occhio” sito in un qualche luogo “visceralmente” in alto che auto-osserva “me stesso” e il “contesto” da quelle verticali calende: mi sento e sono contenuto in un “luogo di Conservazione e Restauro”.
L'incedere dei miei passi mentali è pura sintonia con la funzione dovuta di tale luogo: una placida e rassicurante conservazione. Semplicemente “respiro” il mio stato d'animo che ha mura, parimenti all'argilla rettangolare che stilizza il Sommo Edificio, al cui interno io mi conservo.
Fuori, laddove si palesano i legami tra il contesto in cui mi conservo e l'innumerevole altro, s'incendia il caos, quel caos che ritroviamo forse nei tremolii alle porte del sonno, quel caos che martella la nostra anima, che ci porta alla speranza di una serena pacificazione, sempre possibile, ma là a venire, tra noi che persistiamo a conservarci (…..poiché ci è dato ed è giusto....) e quel caos che noi nominiamo la “società”, ma anche altro..... e di fronte a ciò ricado nei contesti che si perdono tra di loro, e desidero ricollocarmi tra le grandi mura del Sommo Edificio in cui, al pari dei busti romani (verso i quali la mia predisposizione ricade debolmente su Vespasiano), sento di conservarmi anch'io al pari dell'opera d'arte (come un arte tra le arti) mentre la fuori, Oddio, la fuori............
....e decanto, alle porte del problema, la stasi (voglio dirlo) privilegiata del guarda-sala che, a differenza del computo impiegato bancario, durante il servizio si conserva. Gode di un tempo che è una parentesi alla sclerosi temporale del caos che vediamo, che sentiamo per “azzardo di giudizio” e verso la quale io chiedo il grandioso, inimmaginabile “Museo di Conservazione della Persona”.

2 commenti:

  1. neutrini..neutroni..neuroni "mi sono visto di spalle che partivo"

    Pino

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  2. Che un giorno, alla stregua e -forse- in sostituzione di argilla e busti, saranno necessarie le edificazioni di luoghi per custodire i custodi, preservare i vigilanti, mentre il flusso del fuori osserva, visita con la stessa distratta attenzione dei suoi antenati domenicali, questi strani esseri dediti a un'attività sconosciuta, e balzana, del Raccoglimento e del Silenzio.

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