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"Sono fiero dei miei collaboratori, che hanno creato un bando complesso, rigoroso, fatto in modo scientifico" (Mario Turetta, direttore della Reggia di Venaria), infatti taglia del 40% i servizi e non da garanzie chiare su contratti e assunzioni...

lunedì 5 dicembre 2011

Il Lago d'Aral


Dopo ore di macchina arrivi a Moynaq, la città costiera, famosa perchè antico approdo della "via della seta" e per l'inscatolamento del pesce che i pescatori prendevano al Lago salato, con cui si sfamavano. Siamo nelle leggendarie terre vicino a Samarcanda. Appena entrati in città ad accoglierti è una grossa insegna col nome della città scritto in caratteri cirillici, una strana reminiscenza d'Europa in questa lontana terra d'Asia. Sotto la scritta la grande immagine di un pesce che salta fuori dal lago. Di navi a Moynaq ce ne sono ancora parecchie, tutte vecchie, abbandonate, incrostate sal sale e dal tempo, senza vita e senza porto in cui approdare. Già, senza porto, e non è un'espressione poetica di vecchi studi classici: a Moynaq manca letteralmente il porto. Le navi stanno lì, ferme, appoggiate placidamente sul terreno salino che un tempo accoglieva mare, pesci e pescatori. Se prendete una qualsiasi cartina o un qualunque mappamondo e cercate in Asia il Lago d'Aral, vedrete sì un immenso lago salato chiuso, ma in realtà quel mare non esiste più. Oggi il Lago d'Aral si è ridotto del 90% della sua originaria estensione e la sua più importante città portuale oggi dista centinaia di kilometri dall'attuale costa. L'intero bacino salato è un sinistro paesaggio apocalittico dove giacciono antichi relitti ritornati alla luce del sole con quelli nuovi che non hanno mai visto le profondità del mare, ma che semplicemente furono abbandonati lì, ad aspettare che il mare si prosciugasse, per toccare il fondo.


Dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Uomo segnò il destino del Lago d'Aral: il sovietico Grigory Voropaev divenne il capo di un progetto di riqualificazione agricola della zona, cercò di potenziare la produzione di cotone fino a rendere la vecchia repubblica sovietica (oggi Stato indipendente) dell'Uzbekistan il secondo produttore di cotone dopo gli Stati Uniti. Solo che per fare ciò si doveva "serenamente far scomparire il Lago d'Aral", perchè per potenziare tale coltura c'era bisogno di deviare gli unici due affluenti di questo mare lontano da ogni oceano. Così, a detta sua si corresse "un errore della natura", usando le acque dei fiumi per l'agricoltura e i grandi acquitrini ricavati dal ritirarsi delle acque per la coltivazione del riso. Peccato che il Lago d'Aral, a differenza del suo nome, sia un mare. Così non acquitrini, ma distese di sale vennero scoperte ai rigidi venti dell'Asia centrale, venti che sono riusciti a portare sostanze saline fino su nelle cime dell'Everest. E non solo quello.
L'Uomo nel correggere gli errori della Natura, volle sforzare in ogni modo la coltivazione di quelle terre, con pescticidi e prodotti chimici, fino ad avvelenare non solo quelle terre ma anche quelle vicine. Ci fu un ridursi del Lago e un aumento delle malattie respiratorie e renali.
L'Uomo si è creduto talmente tanto all'altezza di Dio da vedere quella grande area anche un buon luogo dove sperimentare gli ordigni di difesa/offesa militare. In questo caso, trattandosi dell'URSS, di ordigni atomici. Sulla ormai scomparsa isola di Vozroždenie vi era una delle più segrete basi militari sovietiche. L'Uomo in tal modo riuscì a cambiare ancora più profondamente la Natura grazie alle radiazioni degli esperimenti atomici. Peccato che l'Uomo stesso faccia parte di questa Natura di cui ne subisce gli stupri e i tumori. Riusciremo a riempire di nuovo contenuto e di nuova forma i concetti ottocenteschi ormai trapassati di "progresso" e di "modernità"?

Alberto B.

4 commenti:

  1. E' una storia vecchia e, purtroppo, mai superata. Pensiamo solo al fatto che c'è gente che guadagna milioni a palate per devastare il mondo in nome del progresso e se poi causa una sciagura non solo non viene punito, in nome di un revisionismo di intenti che tutela sempre chi è respensabile, ma viene anche aiutato. Purtroppo il lago Aral non ce lo restituirà più nessuno...

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  2. ...e purtroppo nemmeno la 'vecchia' Peschiera Grande ce la restituirà più nessuno, infestata com'è dai chilometrici sargassi!
    A parte gli scherzi e passando anzi a ciò su cui non è proprio il caso di ironizzare: interessante articolo riguardo la triste storia dell'il fu lago d'Aral, e profonda angoscia per uno degli ennesimi esempi del potere distruttivo del genere umano.

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  3. Alberto, ma quand'è che hai fatto questo lungo viaggio in macchina fino all'Uzbekistan?

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  4. Nel senso che ti avevano gettato nella peschiera e poi erano scappati? :)

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