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giovedì 24 maggio 2012

Sciopero all'orizzonte per il personale dei musei torinesi a gestione CNS

da http://torino.repubblica.it di giovedì 24 maggio 2012

Addetti dei musei verso lo sciopero. Quasi certa la cassa integrazione

Dal Comune la proposta di aprire tre giorni alla settimana, la decisione definitiva martedì prossimo in un faccia a faccia dei direttori con il sindaco e l'assessore alla Cultura. Nei tagli coinvolte tutte le mansioni: accoglienza, custodia, pulizia e biglietteria

di DIEGO LONGHIN

Gli addetti dei musei non si rassegnano. Sciopero in vista, probabilmente di domenica  -  si pensa al 17 giugno  -  e presìdi con volantinaggio a partire dalla prossima settimana davanti al Museo del Risorgimento, una delle strutture più importanti coinvolte nella cura dimagrante del personale imposta dal Comune ai musei non gestiti in maniera diretta. Oltre al Risorgimento, sono coinvolti il Museo della Montagna, il Pietro Micca, quello della Resistenza e i tre che fanno capo all'ateneo di via Verdi: Lombroso, Frutta e Anatomia.

L'obiettivo per Palazzo Civico è risparmiare il 50 per cento da giugno a dicembre, anche se nell'assemblea di ieri di tutti i dipendenti del consorzio di cooperative Cns si è parlato di una sforbiciata del 60 per cento del monte ore complessivo. E che effetti avrà questo sugli orari? Non è stato ancora comunicato nulla di ufficiale, anche se sembra prendere piede l'ipotesi di un'apertura di tre giorni alla settimana su sette, concentrati nel weekend. Prospettiva che è stata illustrata dal direttore Jalla, ai responsabili delle strutture museali, in un incontro tenuto lunedì. Ma prima di prendere scelte definitive si attende il faccia a faccia con il sindaco Piero Fassino e l'assessore alla Cultura, Maurizio Braccialarghe, previsto per martedì prossimo.

Nella sforbiciata sono coinvolte tutte le mansioni: accoglienza, custodia, biglietteria e pulizia. "I risultati di questa mossa, dovuta a un'insana gestione e mancanza di lungimiranza, saranno
per i lavoratori ingenti disagi economici con conseguenti ripercussioni emotive e psicologiche  -  dicono i lavoratori e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil  -  ma a stupire ancora di più è la decisione presa in un momento in cui parrebbe che tutte le forze delle amministrazioni locali siano volte a utilizzare l'offerta turistico culturale di Torino e della sua regione come volano economico". Gli addetti chiedono di essere ricevuti da sindaco e assessore, anche perché vogliono capire quale sarà il loro futuro. Per ora le cooperative parlano di sei mesi di cassa integrazione, ma poi potrebbero scattare i licenziamenti. "Chi subentrerà nelle sale dei musei? Addetti del Comune?", si chiedono. E si tratta di un problema trasversale, diversi settori, "tra cui assistenza, dormitori, asili nido, sono soggetti a tagli da parte del Comune".

Palazzo Civico ribadisce che si tratta di una scelta che è necessario prendere. L'assessorato alla Cultura spende per il personale di musei non di sua proprietà più di 1 milione e 100 mila euro all'anno. Un costo insostenibile in un quadro di riduzioni drastico delle risorse. E già a febbraio il Comune aveva avvertito i direttori delle strutture, proponendo l'ingresso all'interno della superfondazione. Poi il nuovo contenitore non è decollato (e forse non decollerà mai), ma il problema è rimasto. E se la nuova fondazione museale non dovesse partire, alla fine ci potrebbero essere effetti anche per i musei gestiti direttamente.

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